Pasticciaccio argentino,
Ed. Il Saggiatore,
1994, pp. 174
traduzione di Angelo Morino

 

Dalla quarta di copertina

Carlo Emilio Gadda visse in Argentina dal 1922 al 1924. Tranne alcune bellissime pagine pubblicate molti anni dopo sulla “Gazzetta del Popolo”, quasi tutto è un mistero in questo soggiorno nel Chaco dell'allora ventinovenne ingegnere. Tutto è sepolto nella tormentata storia argentina, nel caldo infernale della foresta umida, fra le imprese inglesi di sfruttamento del legname e i cotonifici.
Questo romanzo si ispira alla “memoria stilistica” di Gadda, alla sua avviluppata prosa barocca, reinventando, attraverso le vicissitudini dell'ingegnere alle prese con un isterioso e pasticciatissimo delitto, questo soggiorno argentino, mentre in lui va maturando la consapevolezza della propria scrittura, il senso amaro di ciò che essa rappresenterà. Intorno a lui, si muove tutta una serie di personaggi bizzarri e stralunati: un giovane e solerte indiano dalla parlata ellittica, una Emma Bovary perennemente ansiosa e trepidante, un veggente immerso in lunghi e catalettici sonni, temperamentali cantanti galiziane e autunnali vedove allegre, viscidi imprenditori e ottusi impiegati. (...)


La prima pagina

La pampa o deserto, la pampa, un ombú, un uomo a cavallo, mucche, mucche, pampa, pampa, una casupola, un pascolo cintato, una masseria, un giardinetto, un nontiscordardime, salici, mucche, una vaccheria, pampa, pampa, una boscaglia, foresta, foresta, radura, segheria, segheria, deserto non pampa, erbacce, salici, un fiume, pampa, un altro fiume, acqua, isole, canneti, lago, masserie, masserie, un treno come un lombrico, un sentiero, masserie, il fiume, il battello a vapore Guarany che attracca, case, terrazze, finestre aperte, strada di terra rossa, e in un nembo di polvere il carrettino del Fioraio Victoria gira per il boulevard Italia strabalzando, voltando con una manovra violenta.
Arriva marzo e nel carrettino abbondano le soffici dalie, che si sorreggono fra di loro senza scomporsi, distillando nello svolazzo di pappagorge e capezzoli una punta di odor di ascella rancida.

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